L’enorme abito in pluriball, per esempio, indossato dalla Melusina-narrante –Antonella
Pagano
– ha posto interrogativi e catturato l’attenzione del pubblico con tutto il peso del messaggio-
visivo eloquente, forte e chiaro, che s’è fatto monito per la responsabilità personale di ciascuno,
quindi invito a proteggere il pianeta e a riflettere sulle ferite che non smettiamo di infliggere alla
natura e al principio femminile. A cominciare dunque dal grande abito, tutto tendeva efficacemente
a trasformare il palco in un’opera d’arte vivente, incredibilmente valida per evocare e veicolare
significati profondi e universali. La scenografia parlava con gli affreschi firmati dalla stessa Pagano
che ha voluto in scena anche composizioni erbarie curate da Giulia Caianiello-ideatrice d’un luogo
dove i fiori parlano col cuore, una flower farm in cui ogni fiore e pianticella è un dono della terra; e
la stessa farm non è solo un luogo, piuttosto un’esperienza, un’emozione, un sogno che fiorisce e
che sa trasferirsi in tutta la bellezza e aromi finanche in un teatro. Tantissimi piccoli rami di erbe
aromatiche biologiche che hanno raccontato la loro poesia linda poiché mai entrati in contatto con
microplastiche e alcun additivo chimico. I cinque affreschi -tutti con volti femminili- finanche uno
con l’orologio floreale il cui volto femminile manifesta il processo di femminilizzazione del tempo,
insieme agli effluvi odorosi delle piante aromatiche hanno trasportato gli spettatori in un mondo
altro, simil ‘incantato’, uno di quelli che la Pagano sa mettere in scena e in cui ogni dettaglio evoca
grazia, bellezza, metamorfosi evolutive e rinnovamento, insomma si fa cantiere della bellezza in
cui v’è solo armonia e coltivazione della speranza.

Con Melusina e Raimondino, dunque, Antonella Pagano non ha semplicemente messo in scena uno spettacolo teatrale, ha offerto un’esperienza collettiva, un rito simbolico che invita a riscoprire il tutto, a guardarlo con occhi nuovi e a riscoprire riscoprire anche il sacro e il potenziale trasformativo dell’arte. E’ così che il
pubblico ha potuto viaggiare, un viaggio affascinante, denso di percorsi, dal vitale al filosofico allo
psicologico, dall’umanistico al simbolico con suggestive ed emozionanti escursioni in varie culture,
finanche in quella dei Lakota Sioux!

E intanto che si viaggiava l’invito si faceva sempre più
accattivante e potente, in ispecie perché invogliava alla riscoperta della fiaba, dei miti e dei riti
spingendosi finanche nell’offerta di indicazioni, formule delicate per il recupero del rispetto della
Bellezza e dell’Armonia sicché’ il futuro possa godere d’un quotidiano e d’una qualità’ della vita
più belli. In un contesto storico segnato da divisioni e incertezze, il mito di Melusina si fa, al
contempo, insegnamento e promessa: Bellezza, Memoria e riconoscimento del Femminile come
forza generativa possono ricreare equilibrio e armonia. La gioiosa serata densa di emozioni
effluviate dal potere delle arie liriche, in onore del Bel Canto che il 6 dicembre 2023 è divenuto
Patrimonio Immateriale Universale dell’Umanità, si è chiusa con un prezioso brindisi; prezioso
poiché la ricerca della Pagano ha portato ad un vino che viene prodotto in terra di Battipaglia dalla
Cantina dei Quinti del Gruppo RAGO- un blend dorato che oltre a raffigurare un abbraccio sulla
bottiglia d’Arte, ad onorare l’Associazione La Tenda dell’Abbraccio, fondata dalla Pagano, ha –
imprevedibilmente e sorprendentemente, il nome Melusina! L’oro del Melusina ha, quindi, deliziato
i palati insieme ai prodotti della cultura contadina appulo-lucana, “cangelle o scaldatelle” e olive
nere e verdi, al pregiatissimo olio ‘Effluvio’ della Signora Carriero di Montescaglioso (MT) e
all’altro straordinario olio ‘Mantenera’ dell’omonima Azienda di Tricarico (MT) – entrambi serviti su altrettanto dorate fette di Pane di Matera -impastato rigorosamente col prezioso grano duro
lucano; quindi i prodotti dolciari dello storico forno ‘La Fornarina’ della Garbatella, un tutto che ha
onorato nobilmente la cultura del cibo, e, per finire, finanche il nome della fata-sirena Melusina
fatta, per ogni lettera, d’un meraviglioso cesello-ricamo organoletticamente squisito ad evocare
l’Alfabeto di pane ideato dalla Pagano e splendidamente posto in essere dalla signora Luciana – La
Fornarina, in pasta frolla. Un tutto che ha suggellato la celebrazione della nobiltà del Teatro e della
condivisione collettiva. Si può ben dire, quindi, che Melusina e Raimondino non è stato solo uno
spettacolo, una narrazione a monte della quale c’è un’opera letteraria, com’è consuetudine della
drammaturgia di Antonella Pagano, è stato un viaggio variegato ed un percorso anche spirituale e
simbolico; letteratura e preziosità testuale, rispetto, bellezza, armonia debbono poter tornare ad
essere il cuore, il fulcro della vita quotidiana e di un teatro che riguadagni eleganza nella
contemporaneità. Come ha commentato la Professoressa Celano, Melusina e Raimondino è
indubbiamente un “Manifesto visivo”.

Del manifesto i due protagonisti sono Antonella Pagano
Sociologa e scrittrice e Bruce Payne mito cinematografico, interprete e grande regista che in scena,
riferisce la Pagano: è stato dirompente, ha portato voce e corpo con una presenza inequivocabile,
potente, di chi ha navigato le grandi produzioni cinematografiche mondiali e di ciascuna ha fatto
tesoro dell’essenza più preziosa che, mescolata alla già preziosa sostanza originaria e
all’adamantino raffinatissimo talento, hanno fatto sobbalzare lo spettatore. E’ in assoluto solo dei
grandi il piglio del Payne; è solo di chi ha anche coltivato la propria personalità cedendola
generosamente in scena, sia al personaggio che agli spettatori e a beneficio dell’azione teatrale che
ha guadagnato sovranità e preziosità, oltre che a far vibrare le sacre tavole come se anch’esse
avessero un cuore. E’ solo dei sublimi interpreti essere profondamente autentici e in quell’essere
senza maschera, essere i tre, anzi quattro esseri maschili, fino a diventare tutti gli esseri maschili di
tutti gli spazi e di tutti i tempi.

Così è stato Bruce Payne lungo tutto il percorso evolutivo dei
quattro esseri maschili, dal violento iniziale fino all’ultimo: essere maschile gentile che ha saputo
anche evolvere ulteriormente fino alla poesia. La Pagano, è la sua cifra, ha sparso sapientemente e
generosamente la sua polverina magica sia attraverso quella particolarissima voce che utilizza al
pari d’un violino, riuscendo a toccare tutte le corde dei cuori e sia con quel suo trascendersi ed
essere aria pur essendo enormemente coperta, anzi persa negli strati dei tessuti. Il primo strato,
quello che nasconde il suo corpo, questa volta era tulle e piume nel segno della Melusina dei fondali
marini e della Melusina delle montagne antiche, il secondo strato l’enorme spolverino tempestato di
foglie e fiori per la Melusina delle gratitudini alla vita per tutto quanto ci dona e per ogni essere
vivente; il terzo strato il ciclopico abito in pluriball, la denuncia accorata, la sua arringa
accoratissima per la tutela del pianeta e l’uso sempre più esiguo e corretto della plastica, anzi per
l’abbandono del polimero della plastica a vantaggio di nuovi ritrovati che, fortunatamente, abbiamo
inventato.

Uno spettacolo di rara, gentile e raffinata fattura che ci auguriamo di rivedere.

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ANTONELLA PAGANO INTRODUCE BRUCE PAYNE AL TEATRO ITALIANO

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